Malattie croniche intestinali e gravidanza

Malattie croniche intestinali e gravidanza

Il numero di donne che decide di non avere un figlio è tre volte maggiore tra le donne con una malattia infiammatoria intestinale che tra le donne non affette da queste patologia. Questo soprattutto a causa di misconcezioni e della mancanza di informazioni corrette riguardo la possibilità di conciliare la malattia con una gravidanza.

Con una terapia appropriata, la maggior parte delle donne con una MICI può avere una gravidanza normale e partorire un bambino sano. Tuttavia, prima di una gravidanza, se possibile le donne affette da malattie croniche intestinali dovrebbero discuterne con il proprio medico e se restano incinte inaspettatamente, non devono interrompere le terapia fino a dopo aver parlato con lo specialista.
Ecco alcune delle domande più frequenti tra le donne con MICI che vogliono diventare madri.

Posso restare incinta?

In generale, le donne con malattia di Crohn e colite ulcerosa hanno la stessa probabilità di rimanere incinta delle altre donne. Quando la malattia di Crohn è in fase attiva, tuttavia, questa probabilità si riduce a causa dell’infiammazione negli organi pelvici. Inoltre, in questo caso, aumentano le probabilità di aborti spontanei e parti pretermine. Quindi è raccomandabile tentare di concepire quando la malattia è in fase di quiescenza.

Anche negli uomini di solito le MICI non influenzano la fertilità. Tuttavia alcuni farmaci possono avere come effetti collaterali una riduzione o un cambiamento nella produzione di spermatozoi e nella loro mobilità. La fertilità viene di solito ripristinata una volta che il trattamento viene interrotto. Inoltre se un uomo ha subito un intervento chirurgico potrebbe avere problemi legati all'eiaculazione.

Avrò un bambino sano?

Le donne con malattia di Crohn hanno un rischio più elevato di partorire un bambino sottopeso e di avere un parto prematuro. In generale, la salute del bambino e il rischio di parto prematuro dipendono dal tipo, dalla gravità e dall'estensione della MICI prima e durante la gravidanza: le donne con una malattia più grave hanno un rischio più elevato di avere un parto prematuro e che il bambino abbia un basso peso alla nascita.

Per quanto riguarda invece la probabilità del bambino di sviluppare a sua volta una MICI, nel caso della malattia di Crohn se uno dei genitori è affetto, il rischio è stimato tra il 5% e il 10%. Nel caso della colite ulcerosa, si stima invece un rischio pari al 2%.

Come cambieranno i miei sintomi durante la gravidanza?

La gravità e l'estensione della malattia infiammatoria intestinale di una donna durante la gravidanza sembra influenzare il decorso della sua malattia durante la gravidanza. Circa due terzi delle donne in remissione rimarranno in remissione e le donne con malattia attiva avranno probabilmente una malattia attiva durante la gravidanza. Secondo alcuni studi, circa il 33% delle donne con colite ulcerosa ha una ricaduta durante la gravidanza, comunemente durante il primo trimestre. Se si ha una riacutizzazione nei primi giorni dopo il parto, può essere difficile dare la priorità alla propria salute, ma è fondamentale prendersi cura anche di se stessi.

Le pazienti con malattia di Crohn possono avere un rischio più elevato di carenza di vitamina K, importante nel processo di coagulazione del sangue. Inoltre, è bene essere consapevoli che il corso della prima gravidanza di una donna non prevede necessariamente quello di gravidanze future.

Devo smettere le terapie?

Una donna che scopre di essere incinta non deve smettere la propria terapia senza consultare il medico. Interrompere una terapia può portare a una recrudescenza che è di per sé un fattore di rischio durante una gravidanza. Alcune delle terapie normalmente prescritte possono essere proseguite durante una gravidanza. Tuttavia, il regime terapeutico da seguire prima, durante e dopo la gravidanza va sempre discusso con il proprio medico curante. È importante che la malattia rimanga in fase quiescente il più possibile, quindi il rischio associato a qualsiasi trattamento farmacologico deve essere valutato rispetto ai vantaggi di mantenere la MICI inattiva.

L’opzione ideale sarebbe discutere queste eventualità con il proprio medico quando si comincia a pianificare la gravidanza, in modo da arrivare preparati. Possibilmente arrivare al concepimento quando la malattia è sotto controllo.

Devo avere particolari attenzioni durante una gravidanza?

Nel caso di una donna con una MICI è bene che la cura della paziente sia condivisa tra gastroenterologo e ginecologo e che i medici siano sempre in comunicazione tra loro.

È importante mantenere una dieta equilibrata e varia e assicurarsi di assumere abbastanza calorie, vitamine e minerali. Potrebbe essere necessario integrare la dieta, specialmente se la paziente è sottopeso o in caso di malattia attiva. Quali e in quali dosi assumere integratori deve essere discusso con il proprio medico specialista. Alcuni di quelli che potrebbero essere consigliati sono acido folico, vitamina D e ferro. È controindicata e potrebbe arrecare danni al bambino invece la vitamina A. Si devono poi evitare l’assunzione di bevande alcoliche e il fumo di sigarette.

È invece importante praticare per quanto possibile dell’attività fisica quotidiana: sport, corsa, yoga, ballo o anche solo camminare. Le malattie infiammatorie croniche intestinali, infatti, hanno come effetto collaterale l’affaticamento, frequente anche tra le donne in gravidanza. Tuttavia vi sono delle evidenze che mostrano come un’attività fisica di bassa o moderata intensità aiuterebbe a ridurre l’affaticamento associato a queste malattie.

A quali esami posso sottopormi durante la gravidanza?

Colonscopia e raggi X andrebbero evitati se possibile, mentre la sigmoidoscopia flessibile sembra essere sicura durante la gravidanza. È bene comunicare subito al proprio medico che si è aspetta un bambino: potrebbe voler ritardare alcune indagini di routine fino a dopo il parto. Test a ultrasuoni e, dopo il primo trimestre, i test di risonanza magnetica sono sicuri durante la gravidanza. Sarebbe meglio programmare gastroscopia, sigmoidoscopia e colonscopia durante il secondo trimestre piuttosto che prima o dopo.

La presenza di una stomia crea dei problemi?

La gravidanza e il parto nelle donne con stomia sono considerati sicuri. Chi ha una ileostomia o una colostomia è bene informare il proprio infermiere della gravidanza in corso sin dalle prime settimane. L’infermiere sarà in grado di comunicare le eventuali modifiche da prevedere. Ad esempio, la stomia può cambiare forma o diventare più grande man mano che la pancia si espande. Di solito tornerà alla normalità dopo il parto. Occasionalmente quando l'utero si allarga, questo può temporaneamente bloccare la stomia. Un cambiamento di dieta può aiutare.

La maggior parte delle donne con uno stoma sarà in grado di avere un parto vaginale, anche se a volte un taglio cesareo è necessario, per esempio è indicato nei casi di malattia perianale severa.

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Fonti
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